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La Madonna della rosa
di Ardigino de Bustis del 1440
Una scultura gotica per i domenicani di Bergamo
Museo e Tesoro della Cattedrale
25 maggio - 31 agosto 2013


La Madonna della rosa è una scultura realizzata nel 1440 da Ardigino de Bustis per conto del frate domenicano Giovanni da Sorisole. L’opera è stata donata dal committente al convento dei Santi Stefano e Domenico di Bergamo e attualmente si conserva presso la sacrestia della chiesa domenicana di San Bartolomeo.
La scultura è a tutto tondo, pensata per poter essere osservata su tutti i lati. Anche l’iscrizione, che fornisce il nome del mecenate, quello dell'artefice e la data di esecuzione, dell'opera corre sui quattro lati della base. 
La Madonna è seduta in diagonale su un seggio e trattiene con la mano il Bambino, aggrappato al suo velo e seduto con le gambe incrociate. La forma dello scranno emerge al di sotto delle insenature dell’ampia veste indossata dalla Madonna: le due protomi leonine dei braccioli e i peducci a zampa di leone. L’affettuosa e delicata gestualità dei due personaggi è sottolineata dal reciproco sguardo sorridente. Il Bambino stringe nella mano un rotolo mentre la Madonna esibisce un mazzolino di rose.
Il basamento della statua è decorato da una fascia scolpita a rilievo che presenta sul lato frontale quattro rose, diverse per forma e numero di petali; sul lato posteriore un’unica rosa a quattro petali, da cui partono due rami frondosi terminanti con un fiore e con un bocciolo e infine sui lati brevi sono scolpiti a rilievo due mascheroni umani, quello del lato sinistro capovolto al contrario, dalle cui bocche escono due ramoscelli con una rosa e un bocciolo.
La scultura è composta da due elementi, costituiti da materiali diversi e uniti da un perno metallico: in marmo di Carrara sono scolpite le due figure e la parte superiore del basamento, in marmo di Musso è stata realizzata la parte inferiore del basamento.
Sia il basamento superiore che quello inferiore riportano iscrizioni incise a caratteri gotici. La prima, riletta linearmente, recita: “H[OC] OPUS FECIT FIERI FRAT[ER] IOHANES DE SORISELE CU[M] UNO PULCRO PARAMENTO ET UNO CALICE † MCCCCXL MAGISTER ARDIGINUS DE BUSTIS FECIT HOC OP[US]”. La seconda, incisa nel lato frontale del basamento, ribadisce il nome del committente “FRATER IOHANES DE SORISELE” e quello dell’autore “ARDIGIN[US] D[E] M[EDIO]L[AN]O FECIT HOC OPUS”. Questa ripetizione, insieme al fatto che la base è stata realizzata con un marmo diverso rispetto alla scultura, fa supporre che l’opera sia stata dotata del basamento nella circostanza in cui è stata offerta alla pubblica devozione. Probabilmente essa era addossata a una parete, rendendo illeggibile l’iscrizione con i nomi del committente e dell’artefice, vistosamente riportati sul fronte del nuovo basamento. 
Fra Giovanni da Sorisole è documentato a Bergamo dal 1430 al 1441, in qualità di procuratore e sindaco della chiesa e del convento di Santo Stefano e Domenico. In questo stesso giro d’anni Ardigino de Bustis è attestato in città: il 31 ottobre 1439 risulta socio dell’architetto Bertolasio Moroni nella costruzione del campanile di Santa Maria Maggiore e il 2 dicembre 1441 prende in affitto dalla Fabbrica di Santa Maria Maggiore un appezzamento di terreno con edifici e una fontana nella Vicinia di Antescolis per la durata di quattro anni.
La devozione per la Madonna della rosa viene fatta risalire a San Domenico, fondatore dell’Ordine dei Predicatori. Nel corso del Quattrocento questa devozione si fonderà con quella per la Madonna del Rosario. Nella distrutta chiesa dei Santi Stefano e Domenico a Bergamo esisteva un altare intitolato alla Madonna della rosa, dotato di un polittico di Ambrogio Bergognone. Perciò la scelta iconografica attuata da fra Giovanni da Sorisole è conforme alla cultura domenicana del tempo. È più difficile spiegare il motivo che ha spinto Ardigino de Bustis a rifarsi a un modello molto più antico, ravvisabile nella Madonna con il Bambino attribuita alla cerchia di Nicola Pisano attualmente presso la collezione Edsel and Eleanore Ford a Detroit. Un’ipotesi per spiegare la relazione tra i due manufatti passa per Bologna, all’epoca sede del Capitolo Generale dell’Ordine dei Predicatori. È in questa città che a partire dal 1264 Nicola Pisano realizza l’Arca di San Domenico (cioè il monumento sepolcrale del Santo), assieme a diversi collaboratori. Tra gli allievi che partecipano all’impresa spicca il converso domenicano Fra Guglielmo da Pisa, autore di un San Domenico conservato nel convento bolognese che esibisce forti somiglianze con la Madonna con il Bambino di Detroit. Evidentemente quest’opera era conosciuta e ammirata in ambito domenicano, tanto da rendere plausibile (a distanza di quasi due secoli) la richiesta di una copia fedele.

Marco Zucchinali


La mostra è stata realizzata in collaborazione con la comunità dei Frati Predicatori di San Bartolomeo, Bergamo

Restauro sostenuto da 
Fondazione Adriano Bernareggi

Restauro a cura di
Alda Traversi

Restauro diretto da
Amalia Pacia

Museo e Tesoro della Cattedrale
Piazza Duomo - Bergamo (Città Alta)
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