Il Museo Adriano Bernareggi è stato inaugurato nell’anno giubilare del 2000.
Il nucleo originario della collezione era stato raccolto con grande lungimiranza a partire dagli anni trenta del Novecento da Adriano Bernareggi, memorabile vescovo di Bergamo dal 1935 al 1953.
Il fronte espositivo rispecchia in modo prevalente la cultura locale dei secoli XVI-XIX, in un periodo compreso cioè tra il Concilio di Trento e il Concilio Vaticano II.
In questi quattro secoli nel territorio della Diocesi di Bergamo vengono costruite e rimodellate quasi tutte le chiese, sia nei centri che in periferia.
Questo immenso sforzo creativo ha lasciato un segno indelebile nel patrimonio artistico e architettonico; chi entra in una qualsiasi chiesa della Diocesi, oggi, vi rintraccia i segni di questa eredità.
Per capire meglio la storia e il senso delle opere d’arte collocate nelle chiese, quindi, è indispensabile conoscere la concezione di Chiesa e di fede che ne ha determinato la committenza, l’uso liturgico che ne imponeva forme e contenuti, la sensibilità di
un popolo che davanti a esse pregava, cantava, implorava.
Il Museo Adriano Bernareggi, quindi, mentre espone le sue collezioni, favorisce una migliore comprensione dell’ambiente storico e culturale nel quale è nato il patrimonio artistico bergamasco.
Diviene, così, uno strumento per capire e amare più profondamente la storia e l’arte del territorio della Diocesi di Bergamo, a cui il Museo rimanda continuamente nella consapevolezza che i capolavori stanno nelle chiese bergamasche per le quali sono stati
concepiti e realizzati.
Nelle sale del Museo oggetti di uso liturgico si affiancano a immagini di culto provenienti sia da chiese e oratori sia da case private, come da case e da nuclei familiari arrivano i molti documenti della pietà popolare che testimoniano la presenza capillare
di riti e usi comuni.
Capolavori pittorici come la Trinità di Lorenzo Lotto e la Madonna con il Bambino e Santi di Daniele Crespi condividono uno spazio domestico con umili manufatti che provano la devozione popolare; alla sala del tesoro, arredata con pezzi unici di oreficeria
e di ricamo scalati fra Quattro e Cinquecento, si accostano le sale che esibiscono le collezioni di ex-voto dipinti e sbalzati.
La vocazione fortemente didattica del Museo, infine, introduce il visitatore ad un incontro chiaro, comprensibile e ordinato secondo una moderna concezione che prevede l’offerta di numerosi strumenti didattici e multimediali, destinati ad una varietà di approcci.
Il percorso di visita si sviluppa entro la cornice di un Palazzo rinascimentale e si articola entro tre capitoli fondamentali: le premesse, l’iconografia e la devozione.
Dal seminterrato al secondo piano del Palazzo si snoda una narrazione che cerca di condurre il visitatore per mano alla comprensione di una molteplicità di testimonianze.
Dalle origini della Chiesa cristiana bergamasca fino alla soglie della contemporaneità.
In conclusione il Museo offre una visione a volo d’uccello dei principali complessi monumentali dislocati nei confini della Diocesi, aprendo un invito ad approfondire sul territorio le tracce d’indagine fin qui suggerite.