• Mostre
Arte contemporanea, Fuori dal museo

Gianriccardo Piccoli. Vanitas Vanitatum

Quando

31 Ottobre 2007-6 Gennaio 2008

Dove

Chiesa di San Lupo, Via San Tomaso, 7 - BG

Descrizione

Vanitas vanitatum (Vanità delle vanità) è il celebre incipit del testo biblico di Qoelet. Da qui prende le mosse una riflessione espressa in termini figurativi da Gianriccardo Piccoli, pittore di nascita e formazione milanesi.

La mostra si dispiega nell’aula a pianta centrale della chiesa di San Lupo, un edificio costruito nel 1734 e riaperto in questa occasione dopo un recente restauro.

La prima opera esposta si intitola Adieu I, un lavoro di grandi dimensioni costruito a partire dall’avanzo di un attaccapanni, velato con una garza bianchissima, colpita da due spari di colore nero, posti in prossimità degli uncini della gruccia. Un dipinto che si incontra all’ingresso del lungo corridoio, posto a chiusura delle scale che portano all’ossario. Una riflessione sul tema della morte affrontato intimamente, esperito e conosciuto tramite un dramma personale: come a dire che non si può formulare un’ipotesi visiva della vanità delle vanità senza partire da una concreta esperienza della morte.

Il grande vano della chiesa è stato interamente ricoperto da una parete perimetrale di colore (e di sostanza fatta di) cenere, dove l’artista è intervenuto con segni, scritte e disegni. Un forte senso claustrofobico colpisce il visitatore prima di accorgersi che dalla botola dell’ossario posta sotto i suoi piedi si affaccia – illuminato – il volto di Qoelet. Alzando lo sguardo si intravede una luce che getta chiarore sui 18 disegni che illustrano il testo di Qoelet, appesi al primo piano del ballatoio.

L’interpretazione figurativa del testo biblico non segue di necessità lo svolgersi del racconto scritto, ma insiste sulle ripetizioni e sui ritornelli, ma anche sugli episodi in grado di ricrearsi figurativamente tramite la sensibilità di Gianriccardo Piccoli. Allora uno dei temi dominanti è quello del paesaggio, delle acque e della volta celeste, a fare il verso al tema della ciclicità delle stagioni, al passare del tempo dell’uomo. Non manca il volto del narratore (Qoelet), il simbolo della durata della vita (Vita), il simbolo del passare inesorabile del tempo (Ruota) ecc.

Al centro di questo racconto, svolto in 18 episodi illustrati su supporti di carta giapponese (allo stesso tempo trasparente e fragilissima), una monumentale tela fa esibizione di sé, riassumendo alcuni dei significati più densi contenuti in Qoelet.    

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