La nostra storia
L’ex oratorio di San Lupo è un luogo avvolto in un’atmosfera di grande suggestione, dove l’architettura barocca e lo stile neoclassico fanno da cornice all’arte contemporanea, continuando ancora oggi, con la sua particolare struttura, ad ispirare artisti e ad affascinare il pubblico dei visitatori.
Il mistero aleggia sulla data di costruzione dell’oratorio: probabilmente si trattava in origine di una piccola cappella; lo storico Francesco Tassi ne descrive la forma alludendo a una catacomba. Un’immagine azzeccata che ne richiama la funzione di “cimitero della parrocchia”, per citare le parole di un documento del 1779, proveniente dall’archivio parrocchiale. Infatti, l’edificio continuò ad avere finalità cimiteriali anche a seguito delle modifiche apportate dall’architetto e letterato Ferdinando Caccia (1690 – 1778) e, fino all’inizio del XIX secolo, ebbe la funzione di ossario della vicina chiesa parrocchiale di Sant’Alessandro della Croce.
Dal 1739 il gruppo di laici appartenenti alla Confraternita della Morte ne fece la propria sede. Nei giorni festivi la Congregazione, devota all’Immacolata Concezione, vi si riuniva per educare lo spirito e la mente, mentre riecheggianti litanie animavano le funzioni ecclesiastiche, sotto la protezione dei santi Luigi Gonzaga e Stanislao Kostka, raffigurati in due opere pittoriche che un tempo erano presenti sul luogo. La morte di entrambi, avvenuta in giovane età, li poneva in un rapporto di prossimità con i confratelli devoti; una profonda vicinanza probabilmente percepita anche dal vescovo Pietro Luigi Speranza, il quale negli Atti della propria visita pastorale, del 1857, cita le due tele prima che andassero perdute senza lasciare traccia.
È impossibile non rimanere colpiti dall’imponenza del fronte principale, affacciato su via san Tomaso e inserito tra i maestosi e monumentali palazzi cinquecenteschi di via Pignolo. Sulla facciata, in stile neoclassico, si stagliano quattro colonne di ordine toscano in mattoni stuccati di grandi dimensioni: l’incompletezza delle due laterali, realizzate solo per un quarto, le differenzia dalle due centrali che diventano un tutt’uno con la facciata vera e propria. Se si osserva attentamente, l’edificio sembra voler comunicare direttamente col visitatore tramite alcune scritte che ne rivelano le peculiarità: la prima “DIVO LUPO BERGOMATUM DUCI”, posta sulla trabeazione al di sopra delle colonne, è in onore di Lupo, governatore di Bergamo nel IV secolo, che divenne uno dei Santi protettori della città. Una seconda iscrizione “OPUS HOC TETRASTYLO TUSCANICUM FACTUM ANNO MDCCXXXIV”, presente sullo zoccolo di una colonna, ne svela l’anno di creazione e lo stile. Completano la facciata otto finestre quadrate, disposte su tre ordini, provviste di inferriate e incorniciate da pietra.
Una piccola porta d’ingresso sul lato destro, dotata di paraste e architrave sempre in pietra, dà accesso all’interno dell’edificio rivelando, oltre lo stretto corridoio, in cui è murata una lapide sepolcrale, la bellezza dell’impianto dell’aula unica, a forma quadrata, circondata dalla particolare presenza di tre ordini di matronei, formati da arcate sovrapposte cieche per la parte inferiore, divise da lesene scanalate complete di capitelli ionici. Nel piano superiore, un loggiato ancora ad arcate si sviluppa su due livelli, creando un ambiente che si sviluppa verso l’alto e richiama l’interno di un teatro. Al centro della parte inferiore una nicchia racchiude l’altare maggiore che originariamente ospitava le tele dedicate a San Lupo e a san Filippo Neri; per raggiungere i matronei, è necessario percorrere le strette scale laterali: quella su via San Tomaso, lineare, porta solo al primo piano, mentre quella dalla parte opposta, una suggestiva scala a chiocciola in pietra, percorre tutto il fianco dell’edificio dal piano interrato all’ultimo piano dei matronei.
L’ambientazione teatrale incornicia un vero e proprio spettacolo presente sul soffitto: nell’affresco che lo decora interamente, Santa Grata è ritratta nel triste gesto di raccogliere il capo mozzato di sant’Alessandro, mentre a sinistra, la statua che rappresenta l’idolo di Crotacio simboleggia l’esito dell’ultima impresa del Santo prima del martirio.
Il piccolo ma singolare edificio presenta un ulteriore spazio, altrettanto particolare: un’ampia scala di fronte alla porta d’ingresso conduce al piano interrato, dove si trova un ambiente unico a volte di mattoni, introdotto da una porta incorniciata in pietra e sormontata dall’incisione “CEMENTERIUM”, a richiamo dell’antica funzione: una botola quadrata invetrata sui cui viene riportata un’ultima iscrizione, “ET EXPECTO RESURRECTIONEM MORTUORUM”, collega tuttora l’aula della chiesa alla camera sepolcrale sottostante.
Oggi, grazie alla Fondazione Adriano Bernareggi, l’affascinante spazio dell’ex oratorio di San Lupo rivive in una nuova veste. Dal 2007, a seguito di un lungo restauro, esso è adibito all’allestimento di mostre d’arte contemporanea, grandi installazioni, concerti, eventi e performance che contribuiscono a perpetrare la magia di questo luogo, capace di suscitare l’interesse di artisti e visitatori che ne restano inevitabilmente incantati.
Contatti
Indirizzo:
Ex oratorio di San Lupo: Via San Tomaso, 7 – Bergamo
Uffici: Fondazione Adriano Bernareggi, Via San Salvatore, 3 – Bergamo
Info e prenotazioni
Tel. 035 278 151
www.fondazionebernareggi.it
E-mail: info@fondazionebernareggi.it
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