La nostra storia
Inaugurato nel settembre 2025, il Palazzo Vescovile è la sezione del Museo Bernareggi che racconta le vicende della Chiesa di Bergamo dal XIV al XIX secolo.
Nato per accogliere la residenza del vescovo, questo straordinario edificio diviene ben presto baricentro del governo diocesano, articolando i propri spazi e i relativi ampliamenti, proporzionalmente allo sviluppo della Curia diocesana, che ancora, nei piani superiori, accompagna la vita della Chiesa di Bergamo.
L’impressionante intervento di restauro e recupero architettonico, condotto in sei anni di lavoro dal 2019 al 2025, ha coinvolto principalmente il piano terreno e il primo piano dell’edificio, restituendo tracce e testimonianze di diversi periodi: dalle domus romane agli spazi medievali, dall’ampliamento filaretiano alle soglie della modernità, quando, nel 1937 sarà l’intervento del vescovo Adriano Bernareggi con la direzione di Luigi Angelini a restituire l’Aula Picta agli antichi volumi e all’originaria dignità monumentale.
Varcare la soglia di questo museo, non significa, dunque, attraversare un anonimo involucro pensato per esporre una collezione d’arte, ma, anzitutto, scoprire una dimora, un tetto sotto cui la quotidianità ecclesiale continua a farsi storia.
IL PERCORSO DI VISITA
I. Il sogno del Vescovo Adriano Bernareggi
Tutto inizia con una visione. Quella di Adriano Bernareggi, vescovo di Bergamo dal 1932 al 1953, che fin dagli anni Trenta raccolse con lungimiranza le prime opere d’arte provenienti dalle chiese della diocesi. Per lui, l’arte sacra non era un ornamento del passato, ma un linguaggio vivo, capace di elevare l’anima e formare la coscienza. Oggi il Museo custodisce e rilancia questa eredità: ogni opera esposta non è solo un frammento di bellezza, ma un testimone di fede, un ponte tra generazioni, un riflesso della maestà di Dio.
II. L’intero nel frammento
I frammenti di polittici, le tavole dorate e le sculture lignee raccontano un’epoca in cui l’arte parlava a un popolo in gran parte analfabeta. Le figure sacre — la Madonna, i Santi, la Trinità — emergono tra simboli e fondi oro, in un equilibrio che, anche quando parziale, conserva intatta la sua forza narrativa.
Le opere esposte dimostrano come le botteghe bergamasche di Jacopino Scipioni, dei Marinoni e dei Santacroce sono attente agli sviluppi pittorici che avvenivano in area veneta e milanese, testimoniati dalla presenza di opere di Pietro Bussolo e Alvise Vivarini.
III. Sotto il vessillo del Leone di San Marco
Dal 1428, con l’ingresso nella Serenissima, Bergamo si apre a nuovi linguaggi, nuove committenze, nuove visioni. Questa sala ospita il dialogo tra due protagonisti della pittura rinascimentale bergamasca: Andrea Previtali, allievo di Giovanni Bellini, e Lorenzo Lotto, arrivato a Bergamo nel 1513.
Se il primo esprime un classicismo pacato, Lotto rivoluziona la scena pittorica con un linguaggio innovativo e intenso. Il loro confronto visivo rivela i gusti di una committenza devota e colta, alla ricerca di immagini che sapessero trasmettere fede e umanità.
IV. Giovan Battista Moroni: per amore del vero
In Moroni, la spiritualità si fa carne e volto. Per Bergamo egli è l’interprete principale della Riforma Cattolica in ambito artistico. Come i suoi ritratti indagano l’anima dei soggetti, siano essi nobili, sacerdoti o umili fedeli, così le sue pale d’altare riflettono l’esigenza di una fede comprensibile, diretta, vicina alla gente. Questa sala racconta anche la sua eredità, raccolta da Giovan Paolo Cavagna e Enea Salmeggia, che seppero declinare il “realismo bergamasco” in chiave classica e devota.
V. Gregorio Barbarigo: una fede che rinnova, un’arte che educa
La Chiesa bergamasca del Seicento è segnata dal ministero di un vescovo visionario: San Gregorio Barbarigo. In pochi anni, riforma la diocesi attuando le indicazioni del Concilio di Trento. A incarnare la sua idea di arte sobria e catechetica è Carlo Ceresa, pittore dal linguaggio essenziale, che rifiuta le eccessive teatralità del Barocco. Le sue opere raccontano un fervore religioso profondo ma composto, che parla la lingua quotidiana della fede, tra volti veri e gesti misurati.
VI. Con il linguaggio della quotidianità
In questa sala risplendono nove dipinti di Evaristo Baschenis, il corpus più nutrito di opere dell’artista bergamasco stabilmente esposto in un museo. Qui, la natura morta raggiunge vette di raffinatezza e introspezione. Gli strumenti musicali — tiorbe, violini, spinette — diventano metafore silenziose della caducità, del tempo che passa, della bellezza che resiste.
Questa sala è un viaggio nell’intimità della vita quotidiana, dove l’arte si fa specchio di un tempo lento, denso, familiare.
VII. Una nuova alleanza
Il Novecento è tempo di crisi e di rinascita per l’arte sacra. Grazie a Papa Giovanni XXIII e Paolo VI, la Chiesa ristabilisce un dialogo vivo con gli artisti contemporanei. In questa sala troviamo opere emblematiche di Giacomo Manzù, amico personale di Papa Roncalli, e di Lello Scorzelli, autore del celebre pastorale di Paolo VI. Tra tutte, colpisce la Civetta con il serpente tra gli artigli, bozzetto per la Porta della Morte di San Pietro: un’opera intensa, spirituale, dal forte potere evocativo. È la sala del presente, dell’apertura, della fede che parla i linguaggi del nostro tempo.
IX. Storie di pietra
Questa sala è un affaccio sulle fondamenta stesse della città: si riconoscono due domus romane, le fondamenta altomedievali del Palazzo e la facciata della Basilica di Santa Maria Maggiore. Vi sono esposte, tre magnifiche sculture di Giovanni da Campione, genio della decorazione gotica, e un imponente sarcofago romano, rinvenuto durante gli scavi del 1950. È un luogo che unisce archeologia e arte, pietra e spiritualità. Un finale che non chiude, ma apre: alla storia che continua, alla fede che vive, alla memoria che restituisce.
Per info su orari, mostre e visite guidate: www.ilbernareggi.it
Contatti
Indirizzo
Palazzo Vescovile / Aula Picta: Piazza Duomo 5, Bergamo
Uffici: Fondazione Adriano Bernareggi, Via San Salvatore, 3 – Bergamo
Info e prenotazioni
Orario di apertura:
Lunedì, mercoledì e giovedì dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 18
Venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 18
Tel. 035 278 151
www.ilbernareggi.it
E-mail: info@fondazionebernareggi.it
Prenota la tua visita
Immergiti nella meraviglia di una lunga storia di arte e di fede.
Visita i Musei della Fondazione Adriano Bernareggi dove bellezza e spiritualità si incontrano.
