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I LABORATORI DI ARTEXICRE SR
4 esperienze d'arte in Città Alta
per i ragazzi dai 10 ai 14 anni
I LABORATORI DI ARTEXICRE SR
in Città Alta


OFF-CAMERA
Fotografie di luce

Fotografare è trattenere il respiro […]
è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore.
È un modo di vivere
Henri Cartier-Bresson
Siamo proprio sicuri che per scattare servano davvero uno smartphone o una macchina fotografica? Man Ray nel 1922 sostiene di aver “inventato” il fotogramma dopo aver inavvertitamente lasciato un foglio di carta fotosensibile esposto alla luce con alcuni oggetti posati sopra…da quel momento quante cose sono cambiate!
Ma perché non compiere insieme un viaggio a ritroso? Riscopriamo il fascino del caso, abbandoniamo gli strumenti digitali ed immergiamoci nel buio per catturare la luce. Tempo, corpo e spazio sono gli ingredienti indispensabili per le idee più belle. Reinventiamo la realtà e, attraverso immaginazione, creatività ed un pizzico di mistero, scopriremo come le immagini, a poco a poco, appariranno proprio davanti ai nostri occhi!

ANIMA E CORPO
Dare forma al battito

“La scultura è come l’arte drammatica, la più difficile e insieme la più facile di tutte le arti.
Copiate un modello, e l’opera è compiuta; ma imprimervi un’anima, creare un tipo,
nel rappresentare un uomo e una donna, è il peccato di Prometeo”.
Honoré de Balzac

Quando si ha tra le mani la materia e ci si appresta alla realizzazione di una scultura sentiamo poco a poco i materiali che si trasformano sotto le nostre mani. Quello che spinge un artista a compire un’opera è la necessità di comunicare qualcosa di sè: sentimenti, stati d’animo, paure e gioie. Dopo anni di attenzione al segno Viveka Assembergs, trova in questa forma artistica un nuovo mezzo per trasmettere il suo pensiero. È questa un’espressione piena di passione che si configura in opere capaci di possedere una loro “anima”, figure solitarie che sono sempre in rapporto con lo spazio che le circonda. Spesso bendati, indicano un desiderio di introspezione. Figure rivolte al nostro intimo, a ciò che rimane nel buio della nostra anima.
Attraverso la visione di alcune sue opere proveremo a realizzare una scultura con materiali che disegnano e modellano. Usando filo di ferro e garze gessate, materiali molto amati dall’artista, proveremo a realizzare un’opera d’arte che ci faccia sentire -prima di tutto- liberi.


TURNING PLASTIC
Riassemblare secondo nuove logiche

"Nella ricerca di nuove creazioni ho in maniera cosciente esplorato il settore dei rifiuti, degli scarti, degli oggetti manufatturati scartati, in una parola: gli inutilizzati. (...) Io affermo che l'espressione dei rifiuti, degli oggetti, possiede il suo valore in sé, direttamente, senza volontà di ordinamento estetico, cancellandoli o rendendoli simili ai colori di una tavolozza”.
Fernandez Arman

In una società dominata dal consumo c’è un tema che è diventato sempre più importante: il riciclo, un’azione pratica che prevede di utilizzare di nuovo degli oggetti che a qualcuno non servono più dando loro nuova vita. Sembra incredibile ma in questo modo, si ha la possibilità di creare con qualsiasi cosa, perfino con quelle che tutti i giorni buttiamo e scartiamo. Dario Tironi è un artista bergamasco che realizza opere d’arte con componenti meccaniche e plastiche usando la “materia” di scarto per dare forma alla sua espressione creativa. Tironi, che realizzerà un'installazione ad hoc per ArtexiCre 2023 nel salone dell'Ex Ateneo di Bergamo, raccoglie oggetti inutilizzati e in un certo senso “se ne prende cura” trasformando ciò che è stato buttato in un lavoro artistico caratterizzato da installazioni e sculture.
Riciclare, de-costruire, ricostruire, assemblare e aggiungere: Saranno queste le parole che ci guideranno prima alla scoperta del suo lavoro e poi, alla creazione di un’opera attraverso una combinazione di materiali inconsueti.

Laboratorio realizzato in collaborazione con il Comune di Bergamo.

NON AVERE PAURA
La cultura come cura

Per essere guarito, lo spirito deve lasciarsi cogliere
da qualcosa che lo trascende, che non gli è estraneo,
ma entro cui si realizzano le sue potenzialità.
(Paul J. Tillich)

Il dolore causato dalla perdita di una persona cara è sempre un’esperienza difficile da affrontare, ancor di più se accade in un periodo come quello della pandemia. L’opera di Camilla Marinoni “Se tornassi indietro non vorrei nemmeno nascere”, che sarà esposta in un salone del Palazzo delle Arti, deriva dall’attualità di un presente drammatico e tragico raccolto dalle testimonianze di persone colpite dal Covid e trasformato in un omaggio commosso alla vita, anche quando viene spezzata dal dolore. Il racconto e l’esperienza narrati sono così paragonati ad uno strappo, improvviso e lacerante, dopo il quale non resta che aggrapparsi ai mutevoli ricordi della persona amata.
E noi, come possiamo esprimere e condividere le nostre paure, i nostri sentimenti e i nostri ricordi con gli altri? Come possiamo trovare un senso a quello che ci accade? Ogni ferita racconta una storia, ogni strappo può essere ricucito, e l’arte permette di sciogliere i nodi del nostro vissuto mostrando i segni tangibili di ogni cambiamento. Strappare e ricucire, ascoltare e esprimersi, cancellare e tracciare per conoscersi e affrontare il futuro con speranza.